a/matrix
micronarrazioni per soggettività eccentriche
frammento 01
Era post-legge etica
A Life is Born: lo spettacolo della vita.
Grandi lettere affusolate campeggiano all’ingresso della clinica e ritornano miniaturizzate ovunque. Anche accanto alla tradizionale insegna della toilette dove, tra le rassicuranti icone dell’uomo e della donna, c’è anche quella di un embrione. Lo stimolo aumenta sempre di più, devo fare in fretta. Sorridendo a chiunque incrocio tra i corridoi, come impone il codice di comportamento imparato nel job training successivo all’assunzione, mi infilo in bagno. Appena in tempo. Chiudo la porta e ahhhhh. E’ sempre più intensa, irresistibile, quasi svengo. E’ lei che spinge dal mio corpo, incontenibile. Scorre fuori tra umori caldi e la guardo srotolare fino a terra. Siiiiiii.
E’ la mia coda dorsale. Piccola mostruosità frutto di chissà quale errore genetico. Si struscia contro la mia mano per poi accucciarsi gentile tra le gambe.
E’ dolce sprofondare nell’ukiyo, mondo fluttuante dove si vive momento per momento, volgendosi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri, dove si cantano le canzoni, si beve sakè, ci si consola dimenticando la realtà e dove non ci si fa scoraggiare dalla miseria che sta di fronte, dove si sommano impermanenza e vacuità, frivolezza e ricerca del piacere, bellezza e evanescenza, danze eccentriche e femminili.
– Occupato?.
Qualcuno bussa energicamente alla porta. In una frazione di secondo riaffioro dalla materia onirica, riabbottono il camice, un’occhiata allo specchio ed esco.
Il design della sala d’attesa è progettato per far sintonizzare l’utenza con la calda memoria primordiale della placenta. Morbide pareti translucide ad effetto flusso continuo, sedili immersivi e musica acquatica di sottofondo. Su un enorme schermo fluttuano immagini di embrioni che diventano feti. Un omaggio alle celebri icone del fotografo biomedico Lennart Nilsson pubblicate nella copertina di "Life" dell’aprile 1965 e poi trasmesse in uno speciale tv della NOVA del 1983.
Le prime in cui il feto diventò oggetto pubblico e significante supremo della vita, in cui l’utero fu ridotto a spettacolo biologico, entrambi costruiti grazie alla potenza delle tecnologie di visualizzazione
Però, bel restyling rispetto agli spazi asettici dei tempi delle vecchie cliniche! E proprio loro, gli embrioni silenziosi, grumo di cellule non in grado di amare e respirare, provare dolore o avere fame sono le presenze fantasmatiche che popolano la clinica A Life is Born, filiale dell’omonima multinazionale.
Un nome che, come recita l’homepage del sito www.alifeisborn.com, "è una promessa per tutte le coppie che per ragioni biologiche non possono avere figli e che da anni sono impantanate nell’infinito iter burocratico delle adozioni. All’avanguardia nella ricerca e l’applicazione delle TRA (tecniche di riproduzione assistita), offre garanzie di privacy, sicurezza e prezzi ultracompetitivi. Qui il sogno di ogni famiglia diventa realtà".
– Tutto inutile, tutto inutile.
Un uomo esce dallo studio del Supervisore Etico. In mano tiene una cartella color carta da zucchero con un vistoso timbro nero: Numero G804. Richiesta respinta. E’ sconvolto. Con occhi allucinati guarda la donna sprofondata in poltrona e la travolge con un fiume di parole:
– Mia moglie credeva che qui avrebbero risolto il nostro problema. E ora chi glielo dice?
Sull’orlo delle lacrime continua:
– E’ tutta colpa mia. Il mio seme è una brodaglia inutile. Acqua sporca. Sono un fallito, un maschio sterile. Non ho più il coraggio di guardare in faccia i miei colleghi. Sa, tutti mostrano orgogliosi le foto dei loro pargoli. Lo so, quei bastardi mi provocano.
Lei non fa in tempo a reagire che lui le si aggrappa alla manica del tailleur e sottovoce sibila:
– Dopo anni di inutile attesa per ottenere, a suon di denaro, un bambino o una bambina in adozione, pensavamo di risolvere tutto usando il gamete di un donatore. Ma non si può. Non lo sapevo. Si rende conto: è vietato dalla legge! La fecondazione eterologa è un adulterio biologico (1), mi hanno detto. Maledetti.
La donna abbassa gli occhi. Pensa alla sua girl-friend, medica, che ha attestato la sua sterilità per aggirare l’odiosa legge sulle TRA approvata all’inizio del secolo.
La legge tutela i diritti del concepito e muove così un chiaro attacco alla libertà di abortire, consente l’accesso alle TRA solo a coppie eterosessuali e per fini terapeutici (infertilità, sterilità) (2). Il vecchio slogan femminista "il personale è politico" è stato rovesciato con tale intensità che i confini tra pubblico e privato si sono sbriciolati, sostituiti da circuiti di controllo che sondano tutta la "sfera pubblica dell’intimità"
Già da qualche tempo si erano trasferite in un’orribile palazzina sulla tangenziale, nello stesso condominio di un caro amico complice che si era prestato a presentare con lei domanda di accesso alle TRA fingendo di essere una coppia convivente. Così, in caso di controlli, le bastava scendere le scale e farsi trovare in vestaglia con la scopa in mano.
Rischiavano grosso, il DCR (Dipartimento controllo riproduzione) aveva cominciato a chiudere tutti i centri per l’autogestione delle TRA e ad arrestare le tecnolesbiche che distribuivano kit per l’autoinseminazione. Un vero regime del terrore attuato in nome dellintegrità della Vita e della Famiglia.
Una voce suadente chiama il suo nome dall’altoparlante e interrompe il flusso dei suoi pensieri.
– Mi scusi, devo andare.
Ma ormai l’uomo, in preda ai tic nervosi tipici da crisi della maschilità, non l’ascolta più. Poverino. Sta per dirgli qualcosa, vorrebbe raccontargli la sua storia e incoraggiarlo a trovare una via di fuga dagli imperativi dello stato etico. No, troppo rischioso, magari è un agente in borghese. Dice solo:
– Su, vedrà che troverà una soluzione. Lei e sua moglie potreste provare in qualche altro paese. L’eterologa è permessa in tutto il mondo tranne da noi e in Giordania, Egitto, Turchia e Arabia Saudita.
Con lo sguardo fisso nel vuoto lui volta le spalle e si allontana sconsolato.
– Infermiera, mi passi la cartella Numero C205. Poi può andare.
– Ecco dottore.
Mentre mi sporgo dall’altro capo della scrivania lui vecchio porco bavoso sbircia il mio generoso decolté.
La sento scattare in avanti, pronta ad afferrarlo per il collo. Cristo, no!.
– Che succede signorina. Si sente male?
Mi guarda stupito incrociare le mani sul bassoventre e stringere con forza.
– No, sa è che… ho un problema di cistite e allora, mi scusi, scappo al bagno, sono desolata.
Rossa come un peperone, guadagno luscita e Ahhhh, atroce urlo di dolore. La coda ribelle è sfuggita al controllo ed è rimasta incastrata tra la porta e lo stipite. Con uno strattone la libero dalla stretta e mi accascio a terra. Maledetta!. Mi rialzo, non c’è tempo da perdere.
Ascensore, piano 2, laboratorio centrale, password d’entrata, sono dentro il sistema d’archivio, i bastardi sono fottuti, apri i files, sfilza di codici che si intrecciano, la mia coda voluttuosa sfiora la tastiera, inizio dal numero G804: la richiesta respinta si trasforma in ammessa, scrollo veloce la pagina e procedo con le sostituzioni.
La coda pulsa di piacere. Poi fulminea si ritira nella sua morbida tana. Allarme.
– Che cosa sta facendo ancora qui?
Un’imperiosa voce maschile mi fa gelare il sangue nelle vene:
– La clinica sta per chiudere. Non lo sa? Mi mostri la sua tessera di riconoscimento. Le faccio rapporto.
Merda! Il tizio della sorveglianza gode da morire: le settimane passate il troglodita cha provato come un disperato e lho sempre pisciato. Ora gusta la vendetta.
– Scusa. Non mi ero accorta. Vado via subito balbetto.
Niente da fare. Solo il personale di livello A è autorizzato ad entrare qui dentro. Parla al suo stupido walky talky:
– Presenza irregolare nel lab. 5.
Mi muovo verso di lui:
– Ma dai, falla finita, il Supervisore Etico mi ha chiesto di inserire dei dati al suo posto.
Sono sempre più vicina: un guizzo e la coda gli si avventa contro rabbiosa. E già stordito, un bel calcione tra le gambe e cade a terra intontito:
– Così impari a guardarmi sempre il culo, coglione!.
Me la do a gambe su per scale antincendio, l’allarme suona in tutto l’edificio. Porco cazzo, mi saranno addosso in un attimo. Corro a perdifiato fino all’uscita di servizio, raggiungo il giardino illuminato a giorno. Sento il rumore del cancello automatico che si chiude. Sono in trappola: l’unica risorsa è la metamorfosi.
Ore 9.30: un nuovo giorno comincia nella A Life is Born. Due addetti alle pulizie spruzzano gas solventi contro graffiti rossi.
TRA: UNA SCELTA OLTRE LA TERAPIA, VIENE PRIMA LA GALLINA DELL’UOVO, L’UNICA LEGGE È QUELLA DEL DESIDERIO
– Allora, niente di nuovo?
Chiede un signore incravattato in doppiopetto grigio a un alto funzionario del DCR.
– No, signor presidente, dell’infiltrata si sono perse le tracce. Abbiamo analizzato la vernice usata per quelle scritte – una smorfia di disgusto gli deforma il volto – e’ sangue mestruale arricchito di agenti chimici. Le assicuro che faremo tutto il possibile per consegnare alla giustizia quella schifosa puttana.
Si interrompe per guardarsi attorno guardingo, poi con un filo di voce:
– Ma è mio dovere avvertirla che le azioni di disobbedienza riproduttiva si stanno moltiplicando. Ovunque casi di diserzione, sabotaggio, infiltrazione e resistenza da parte di singole e gruppi organizzati. Siamo preoccupati.
– Capisco. Darò ordine di aumentare le misure di sicurezza. Mi raccomando il massimo riserbo. I nostri tecnici sono già al lavoro, ci vorranno settimane per riportare ordine nel caos dei codici. E non voglio giornalisti qui: se si viene a sapere della manomissione dei dati, il buon nome della clinica andrà in malora.
– Non si preoccupi, la protezione della privacy delle corporations è il principio base del DCR. Senta, un’ultima cosa: abbiamo rinvenuto strane uova e tracce di membrana organica disseminate nel giardino e nelle scale antincendio. Lei ha per caso idea da dove provengano?.
Nasciamo dentro e contro il regime del tecnobiopotere. Figlie illegittime dell’utero tecnoscientifico, nuotiamo nel suo liquido amniotico, placenta material-semiotica.
Immerse nel ventre della matrice senza centro né fuori, giochiamo per farla implodere perché come l’ultima Ripley non siamo più né umane né aliene. Come mostri biopolitici viaggiamo tra i flussi dell’Impero per sottrarci alle sue reti e godere delle nostre metamorfosi.
a/ matrix corpi a venire vs il mito dell’origine.
Note:
1) Definizione della fecondazione eterologa usata dall’on. Angelo Sanza (Ccd-Cdu) all’inizio del dibattito parlamentare (marzo 2002) sul progetto di legge sulla procreazione medicalmente assistita. Una perla concettuale per cui lo ringraziamo.
2) Inoltre, la legge vieta la riduzione embrionaria di gravidanze plurigemellari, la soppressione di embrioni e la loro crioconservazione, la produzione di un numero di embrioni superiore a tre. Prevede che tutti gli embrioni prodotti debbano essere contemporaneamente trasferiti nel corpo della donna.
thanks to: anne balsamo, barbara duden, donna j. haraway, sf femminista, michael hardt & antonio negri, ristorante ukiyo di roma, zin-na.