Le precarie di Trambus Open dicono NO a FINTE STABILIZZAZIONI e a ogni forma di DISCRIMINAZIONE DI GENERE.

In data 28 maggio ’07 si è tenuto l’incontro tra la delegazione delle lavoratrici precarie di Trambus Open Spa, organizzate nella Confederazione Cobas, e il vertice aziendale. In tale incontro il Presidente Morese ha formalizzato la risoluzione del contratto di servizio con la IRS Europa scarl a far data dal 12/6 p.v.; l’affidamento temporaneo del servizio, fino al 31/12/07, ad altra società; l’assorbimento delle attuali lavoratrici precarie, tramite contratti di lavoro subordinato, nella nuova società appaltatrice; la predisposizione di gara di appalto per l’affidamento del servizio a decorrere dal 1/01/08.
La delegazione ha espresso da subito il proprio dissenso in merito alle determinazioni del vertice di Trambus, ribadendo che:
• i vertici di Trambus sono responsabili, al pari della cooperativa Irs Europa, delle condizioni di precarietà subite dalle hostess e dell’uso illegittimo dei contratti di prestazione professionale (Partite IVA), per aver da sempre sollecitato la IRS a adottare forme di lavoro flessibili e precarie e per non aver mai vigilato sulle forme contrattuali, sul mancato rispetto degli obblighi di legge per il lavoro subordinato, sulla conseguente evasione contributiva/assicurativa e sulla totale assenza delle tutele fondamentali per la salvaguardia della salute delle lavoratrici operanti nei suoi BUS;

• l’affidamento temporaneo del servizio fino al 31/12/2007 ad altra società, la QUANTA Società di lavoro interinale, e la successiva predisposizione di una gara di appalto per l’affidamento del servizio dal 1 gennaio 2008, confermano la discriminazione di genere già in essere con il contratto di servizio operante con la IRS Europa e rendono assolutamente falsa la sbandierata stabilizzazione, essendo la logica dell’appalto una delle forme con cui si rende instabile e precaria la forza lavoro.
Con la nostra lotta chiedevamo ben altro:
la fine definitiva della illegittima interposizione di forza lavoro, della discriminazione di genere e della precarietà attraverso la internalizzazione delle attività di hostess e referenti di box che, conti alla mano, è anche economicamente più vantaggiosa e qualitativamente più produttiva di un qualsiasi appalto.
Invece, i vertici di Trambus hanno deciso di umiliare nuovamente tutte noi, colpevoli oltretutto di aver “osato” contestare la discriminazione subita, spostandoci come sopramobili da una cooperativa ad una società specializzata in affitto di forza lavoro (a dimostrazione della illegittima interposizione realizzata fin d’ora), per ribadire che le hostess e le referenti di box sono ruoli di “serie B” che, a differenza degli autisti, non potranno MAI avere diritto di cittadinanza dentro l’azienda.
In questo modo Morese, e con esso i diversi esponenti politici del comune di Roma che hanno immediatamente applaudito alle scelte dell’azienda senza nemmeno degnarsi di ascoltare anche il nostro punto di vista, ha deciso di calpestare più pesantemente la nostra dignità.
Che sia chiaro, non stiamo chiedendo l’elemosina e nemmeno la luna, ma SOLO il riconoscimento, normativo ed economico, del ruolo svolto nell’azienda per la quale lavoriamo.
Quindi alla finta stabilizzazione rispondiamo semplicemente NO GRAZIE, perché altrimenti ci renderemmo anche noi complici della pesante e inaccettabile discriminazione di genere attuata da una azienda del Comune di Roma, rendendola una “malattia cronica” della nostra città.
A questo punto, vista la irresponsabilità dimostrata da Morese & company, continueremo, nei prossimi giorni, con ancora più determinazione la nostra lotta, per ricordare direttamente alla proprietà, il comune di Roma, che le politiche contro la precarietà e per il rispetto delle pari opportunità non si realizzano “solamente” assicurando la presenza ossessiva del sindaco Veltroni ad ogni pranzo di gala ma, piuttosto, rispondendo puntualmente alle rivendicazioni di chi, come noi, tali condizioni le subisce quotidianamente!!

Cobas Lavoratrici Precarie TrambusOpen Cobas del Lavoro Privato – Confederazione Cobas
Viale Manzoni 55, 00185 Roma – Tel. 0677591926 fax 0677206060 – email: lproma@cobas.it 

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Sul Trambus che si chiama precarietà qualcuno paghi il biglietto al futuro delle lavoratrici  di Beatrice Busi

Roma, stazione Termini. Ci incontriamo di fronte all'infobox di Trambus Open Spa. Paola lavora lì. Con lei c'è Tatiana che da un anno lavora a partita Iva sul 110 e gli altri bus turistici dell'azienda comunale. Paola, invece, è una delle quattro lavoratrici a tempo indeterminato della cooperativa Irs Europa, quella che ha l'appalto per il servizio. Ci raggiungono anche Ilaria, che ha un contratto a tempo determinato ed Elisa, anche lei partita Iva. Da mesi sono in agitazione, il 10 maggio hanno scioperato per tutto il giorno, adesione al 100 per cento. Ci prendiamo un caffè e ci facciamo una lunga chiaccherata.
I numeri parlano già molto chiaro. La Trambus Open Spa, figlia per il 60 per cento di Trambus Spa, l'azienda comunale che gestisce il trasporto pubblico della capitale, porta in giro 700 mila passeggeri all'anno su 60 autobus. Solo la linea 110 effettua 96 corse giornaliere, per un costo del biglietto che va dagli 8 ai 13 euro. Il presidente di Trambus Open, ma anche di Trambus, è Raffaele Morese, ex segretario confederale della Cisl. Gli autisti di Trambus Open sono circa 70, ed inspiegabilmente hanno il contratto dell'autonoleggio anzichè quello nazionale degli autoferrotranvieri. Per ognuno di questi autobus è obbligatoria la presenza di una "hostess" che vende i biglietti ed assiste i passeggeri a bordo, mentre a terra altre ragazze svolgono il servizio informazioni. In tutto, le lavoratrici sono circa 55, meno di 10 sono dipendenti non socie della cooperativa, mentre le altre svolgono "prestazioni professionali" a partita Iva. Niente ferie, niente malattia, niente articolo 18. Niente indennità di cassa. E' la quotidianità. Se c'è un ammanco di soldi o un disservizio che causa la richiesta di rimborso del biglietto da parte dei passeggeri, ci rimettono di tasca propria. Se 10 autisti si ammalano, 10 vetture non viaggiano e 10 ragazze non lavorano e non vengono pagate. Sembra una storia di ordinaria precarietà, ma quello che colpisce subito di queste donne, 25 anni di media, è la grande consapevolezza e la determinazione. Sono arrabbiate, hanno "coscienza di gruppo" e molta voglia di raccontare la loro esperienza.

La storia comincia nel 2000, l'anno del Giubileo. L'allora Atac, in particolare il settore che curiosamente si chiamava "Servizi flessibili", decide di lanciarsi nel mercato dell'assistenza al turismo. Nasce la linea rossa a due piani scoperti, la 110 – quella usata l'estate scorsa dalla nazionale di calcio per il bagno di folla dopo la vittoria dei mondiali – e con lei, la società Trambus Open. Vince l'appalto per la gestione del personale "accessorio" a bordo e a terra, la cooperativa "Romasmile" che inizialmente si rivolge alle scuole tecniche e professionali alla ricerca di neodiplomate che vogliano fare la loro prima esperienza nel mondo del lavoro. In realtà, si tratta di stage che prevedono una specie di rimborso spese più un fisso mensile, per fare i biglietti ma anche le guide turistiche.
Paola comincia il suo percorso a ostacoli, con un accordo di prestazione occasionale in ritenuta d'acconto. Ma alla "Romasmile" non ride nessuno, la cooperativa non è "sana", ci sono buchi di bilancio e quando perde l'appalto, le lavoratrici, spesso pagate dopo cinque mesi, perdono interamente tre mesi di stipendio. E' il 2002 e le ragazze si rivolgono al Nidil-Cgil per capire cosa fare. Vorrebbero costituirsi in cooperativa, l'esperienza sul campo ce l'hanno e ci hanno già rimesso troppo nel rapporto con un datore di lavoro. Il sindacato sconsiglia ed è qui che entra in scena la Irs Europa.
La cooperativa, nelle vesti del suo presidente Maurizio Policastro, anche lui ex sindacalista della Cisl e ora consigliere comunale di Roma eletto nelle liste della Margherita, propone alle ragazze di farsi assumere tutte con un contratto co.co.co a due anni, promettendo in più, ferie e malattie pagate. Le ragazze accettano, ma la Irs non mantiene le promesse. Il servizio si espande, vengono acquistati nuovi mezzi, si investe nella pubblicità e nell'immagine di Trambus Open. Eppure le condizioni di lavoro alla Irs peggiorano. Allo scadere del contratto di co.co.co, quattro di loro, quelle destinate al servizio d'informazione a terra, tra le quali Paola e Ilaria, vengono assunte con un contratto a tempo determinato, mentre le altre, se vogliono continuare a lavorare, devono aprire la partita Iva. Le ragazze si oppongono e ottengono il rinnovo del co.co.co, ma le nuove hostess "reclutate" lavoreranno con la partita Iva, come Elisa e Tatiana.
Paola ha una laurea in Archeologia, Ilaria in Letteratura italiana, Tatiana ed Elisa in Lingue e letterature straniere. Anche moltissime delle altre sono laureate o con diplomi e attestati specifici per il lavoro nel turismo, sanno almeno due lingue straniere, tra cui l'arabo e il giapponese, ma vengono pagate 8 euro all'ora lordi, per un mansionario che di certo non valorizza la loro preparazione.
Tutti le hanno sottovalutate, non solo l'azienda. Le ha sottovalutate anche la rappresentanza, sindacale e politica, che da sette anni si rapporta a loro con una buona dose di paternalismo. E' stata la lotta, il confronto e la costruzione di relazioni sul luogo di lavoro che le ha fatte crescere "da sole", una crescita che il lavoro in sè non gli avrebbe mai dato. Loro lo sanno ed è per questo che hanno smesso di subirne i ricatti. Hanno ribaltato la logica dell'azienda che le voleva "accessorie" diventando non solo "essenziali" ma addirittura protagoniste e sono fiere di aver fatto tutto da sole. Autodeterminate e autorganizzate.
Si sono costituite in comitato sindacale di base e ora sono quasi tutte iscritte ai Cobas. Ne parlano un gran bene non solo per il sostegno alle 42 vertenze depositate, ma soprattutto perchè si sentono rispettate nella loro autonomia. Durante lo sciopero, al tavolo organizzato in Campidoglio con i capigruppo del consiglio comunale, c'erano tutte, nessuna delega. Hanno portato un discreto scompiglio, sostenute solo da Adriana Spera del Prc, Fabio Nobile del Pdci, Bonessio dei Verdi e paradossalmente da An.
Ci chiediamo come mai la giunta Veltroni, che tiene tanto alle politiche culturali, non abbia nulla da dire sul fatto che un'azienda al 60 per cento del Comune, dimostra di non avere la minima cultura politica dei diritti delle lavoratrici e delle donne in generale. Il 2007 è anche l'anno europeo delle pari opportunità.
Ridiamo insieme amaramente e le ragazze commentano che putroppo è una «retorica

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