A/matrix è un prisma

A/matrix è un prisma le cui facce sono costituite da una trama di donne, una farfalla tropicale che comincia a battere le ali dopo i fatti di Genova nel luglio 2001 e continua a svolazzare in compagnia di “galline ribelli”. [nota 1]
Donne con esperienze, vite, età e relazioni differenti ma accomunate da una sana passione politica e dal gusto di sperimentare nuove forme e pratiche per agire e parlare nel e sul mondo. Per questo abbiamo deciso di riunirci, più o meno a scadenza settimanale, nelle nostre case e non in un luogo pubblico o di tradizione politica.

 In compagnia di cibo e bevande, inventiamo nuovi slogan e dibattiamo di ciò che ci interessa. La politica è soprattutto un piacere, per questo siamo tendenzialmente allergiche ai luoghi istituzionali della politica ma anche al movimento, così come si è venuto definendo da Genova 2001 in poi. Lo attraversiamo ma ne rifiutiamo i meccanismi classici maschili che lo abitano e le tradizionali modalità verticali che lo gestiscono.
Alcune di noi provengono da esperienze anche decennali di attività politica mista o all’interno di collettivi femministi, nei quali lo stare fra donne e il confronto tra generazioni risulta essere un momento essenziale, non solo di crescita politica ma anche umana. C’è anche chi non si è mai adeguata ai luoghi chiusi o alle logiche di appartenenza [anche in luoghi di donne] e ha camminato fino ad incontrare A/matrix. Alcune di noi sono cresciute politicamente anche partecipando a incontri e spazi/luoghi di donne a livello nazionale e internazionale, come la Libera Università delle donne di Milano e  PuntoG a Genova nel 2001, ma anche attraverso esperienze di studi universitari o semplici letture personali. [nota 2]
A distanza di quasi sei anni fatichiamo ancora a definirci e vorremmo sfuggire alle solite classificazioni. Di fatto siamo un gruppo, per scelta di sole donne. La variante “separatista” è frutto della consapevolezza di non voler percorrere in maniera ideologica una strada già battuta. Vogliamo trovare uno spazio di elaborazione autonomo, comunque dialogante con tutte e tutti.
Abbiamo iniziato subito a ragionare sulle tecniche di riproduzione assistita [Tra] che rendono possibile la procreazione medicalmente assistita [Pma], cercando di inserirci in un dibattito nazionale tendenzialmente sterile e monocorde che ha poi portato alla legge 40. [nota 3]
L’intento è sempre stato quello di riuscire a irrompere in una riflessione che rischiava di essere appannaggio solo di uomini, spesso religiosi se non teologi: il rapporto tra il corpo delle donne e la scienza, il diritto e la bioetica.
È dell’aprile 2002 uno dei primi flayer nei quali A/matrix lancia nuove e chiare parole per dire la sua: «Le tecniche di riproduzione assistita [dette Tra] permettono di vivere la riproduzione oltre i limiti biologici. Con il libero accesso alle Tra, donne single, lesbiche, gay e chiunque lo desideri potrebbero avere figlie e figli. Il parlamento sta per approvare una legge che: consentirà l’accesso alle Tra solo alle coppie eterosessuali e solo a fini terapeutici [infertilità, sterlitià]; vieta la fecondazione eterologa [con gamete estraneo alla coppia]; riconosce il diritto a nascere del concepito e muove così un chiaro attacco alla libertà di aborto». [nota 4]
A/matrix rivendica l’accesso per tutte e tutti alle nuove tecnologie nella consapevolezza che ognuno sia libero di scegliere del proprio corpo e nega la biologia come destino.
Abbiamo ragionato su questi temi anche in un clima che, all’indomani dell’11 settembre, ha reso evidente come il nuovo secolo si sia aperto su un preciso campo di battaglia: il corpo delle donne, in cui si combattono visioni del mondo universali e diverse modalità di gestione della “vita”. [nota 5]
Convinte che l’unica legge sia quella del desiderio e che non si possa legiferare sui corpi e sulle loro possibili molteplici scelte, da sempre siamo certe che «nasciamo dentro e contro il regime del tecnobiopotere, figlie illegittime dell’utero tecnoscientifico, nuotiamo nel suo liquido amniotico, placenta material-semiotica». [nota 6]
Ma siamo anche figlie, non in senso anagrafico, degli anni ‘80 e ‘90. Decenni in cui la partecipazione delle donne alla politica ha visto un passaggio dalle forme di attività politica autonoma ad una maggiore adesione alla politica istituzionale e alle forme classiche del potere.
In quel contesto è stato forte il desiderio di prendere parola e rompere radicalmente con le forme di femminismo essenzialista. [nota 7]
Nessuna di noi pensa di sostituire il potere patriarcale con un nuovo potere di segno opposto che avrebbe le sue fondamenta in una presunta superiorità delle donne o peggio del femminile. Vorremmo invece sovvertire l’ordine esistente sempre e comunque, legando i destini di tutte/i al loro vissuto, affinché sia libero e molteplice. Tenendo aperto anche un dialogo costante con il movimento Glbt e con le donne migranti che vivono nelle nostre società, per sconfiggere l’omofobia e le discriminazioni di classe, razza e genere.
Ci è ben chiaro che questo significa criticare e mettere in discussione i ruoli, le costruzioni e le istituzioni sociali – matrimonio, famiglia, coppia – ma pensiamo anche che sia l’unico modo per agire un vero cambiamento che comincia da noi e investe poi tutta la società. È un femminismo che ha un forte legame nella materialità dei conflitti, delle esperienze, delle soggettività.
Infatti l’esperienza di A/matrix si costruisce comunque a partire dai rapporti tra donne, anche se la questione del confronto generazionale e della trasmissioni di saperi è stata per certi aspetti deludente o poco efficace: per la difficoltà di comunicazione e anche per una certa presunzione di diverse protagoniste degli anni Settanta di aver trovato un modo efficace di raccontare/raccontarsi o un effettivo canale di comunicazione con le giovani donne, più spesso definite semplicemente “le giovani”.
Noi siamo giovani e meno giovani, l’età ci interessa poco e pensiamo anche che non sia necessario praticare l’autocoscienza per definirsi femministe. Pensiamo che l’autocoscienza storicamente rappresenti un momento importante del femminismo, che in qualche modo è stata anche metabolizzata dalle generazioni successive, attraverso il vissuto delle singole donne ma anche in un diverso approccio alle relazioni fra donne e fra differenti generi.
Il nostro modo di stare insieme trova il proprio collante oltre che nel retaggio dell’autocoscienza anche in un lavoro sull’immaginario che passa attraverso il sovvertimento di icone, immagini, ruoli e parole. L’urgenza di forgiare nuovi linguaggi l’abbiamo avvertita come necessità sia nel confronto tra di noi sia nella comunicazione con l’esterno. L’attenzione alle parole da scegliere è stata spesso assorbente. Ma altrettanto spesso è stato il risultato di frenetiche chiacchierate, soprattutto nella formulazione degli slogan da usare. Per le elaborazioni più corpose (racconti, comunicati, interventi) è stato fondamentale lavorare sullo stesso testo in Rete. D’altra parte infiltriamo in Rete la maggior parte dei nostri virus (flyer, adesivi, comunicati, interventi), e ci divertiamo molto a comunicare anche con pratiche situazioniste (uova, mutande e code) nelle quali cerchiamo di lavorare sul simbolico modificandone il significato. (nota 8)
Linguaggio e pratica politica passano per noi quindi attraverso l’uso della Rete ma affondano le proprie radici nella lettura di classici e di elaborazioni più recenti della letteratura femminista – da Carla Lonzi a Virginia Woolf, da Donna Haraway a Rosi Braidotti, dalla teoria della differenza sessuale a Judith Butler fino a testi di ecologia femminista.
Il nostro intento però non è quello di limitarci alle cosiddette questioni femminili, termine che ci risulta assai antipatico, ma vogliamo dire la nostra su tutto ciò che riguarda le nostre vite, dal precariato nel lavoro alla guerra, dal reddito garantito al lavoro di cura non riconosciuto.
A/matrix non segue l’agenda politica ufficiale: lavoriamo con i nostri tempi sui nostri temi cercando di intercettare e di interferire nell’agenda ufficiale delle istituzioni e del movimento, per dialogare con entrambi ed evitare che qualcuno ci metta un cappello che non vogliamo  indossare.

NOTE
1) Con lo slogan “galline ribelli” Amatrix ha realizzato nel 2004 la “Campagna uova” per prendere parte al dibattito che ha preceduto la legge 40 sulla procreazione procreazione assistita. Lo slogan viene utilizzato per ricordare che viene “prima la gallina dell’uovo” e per smontare l’impianto confessionale della legge, che stabilisce che l’embrione abbia pari diritto della persona. Si veda al proposito http://www.thething.it/amatrix/progetti.html
2) Tra fine anni novanta e inizio Duemila alla Libera università delle donne di Milano (per la storia dell’associazione vedi www.universitadelledonne.it) si sono tenuti seminari e incontri con l’intento di far dialogare diverse generazioni di donne e sempre nell’ambiente milanese ha preso spunto l’idea di un gruppo di “giovani” di organizzare l’incontro nazionale “Sconvegno” nel maggio 2003 (www.sconvegno.org).
Punto G è stato invece l’incontro internazionale promosso dal movimento delle donne prima del G8. Tre giorni di seminari e dibattiti nei quali le donne hanno riconfermato il loro no alle guerre come strumento di risoluzione dei conflitti e il loro diritto all’autodeterminazione sui propri corpi.
3) A riguardo, si possono trovare in rete alcuni materiali (tra i siti segnaliamo http://www.carta.org/rivista/settimanale/2005/20/sommario.htm, http://www.lucacoscioni.it) e tra i volumi usciti durante il periodo di discussione della legge segnaliamo AA.VV., Un’appropriazione indebita, Baldini, Castoldi, Dalai, 2004 ed Eleonora Cirant, Non si gioca con la vita, Editori Riuniti, 2005.
4) Flyer di A/matrix aprile 2002.
5) A/matrix ha sempre avuto presente l’orizzonte del dibattito internazionale sia nell’affrontare le riflessioni sulle biotecnologie e i poteri che ne derivano ma anche nel considerare queste come parte di un quadro più generale, dove i conflitti vengono affrontati militarmente, corpo a corpo, in nome di una civiltà superiore e democratica.
6) Tratto da “Diario di bordo” di A/matrix in Moltitudine/Posse (libro-rivista che si occupa di attualità politica e sociale), 2003, Manifestolibri.
7) Ci riferiamo al femminismo della differenza sessuale come si è andato configurando negli anni ‘80. Per l’Italia si veda in particolare la comunità di Diotima (www.diotimafilosofe.it) e la Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it).
8) Quando ragioniamo sui temi nei quali vogliamo intervenire e prendere parola scegliamo o indossiamo sempre anche dei segni tangibili e riconoscibili (uova, mutande, code) facendo delle performance durante le manifestazioni per utilizzare tutte le modalità di comunicazione, in maniera anche da essere comprensibili anche ai per i/le non “addetti ai lavori”.

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